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Ranocchi sulla luna

Ranocchi sulla luna

«Se potessi, mi riempirei la casa di tutti gli animali possibili. Farei ogni sforzo non solo per osservarli, ma anche per entrare in comunicazione con loro. Non farei questo in vista di un traguardo scientifico (non ne ho la cultura né la preparazione), ma per simpatia e perché sono sicuro che ne trarrei uno straordinario arricchimento spirituale e una compiuta visione del mondo...» Primo Levi
Un repertorio di storie incantevoli, in cui una inesausta curiosità zoologica diventa racconto e poesia, e ci fa scoprire uno scrittore fantasioso, umoristico, di sorprendente inventiva.

Gabbiani, giraffe, talpe, formiche, dromedari, elefanti, farfalle, scoiattoli, ragni, buoi, ranocchi, corvi, topi, chiocciole... Nelle pagine di Primo Levi gli animali non rappresentano una curiosità marginale o un divertimento accessorio, ma sono parte integrante del suo immaginario e della sua moralità: rappresentano un diverso modo di parlare delle scelte che ogni uomo deve affrontare. Primo Levi è affascinato dalle capacità con cui esseri d'ogni specie, compresi i parassiti, hanno risposto alle difficoltà dell'ambiente elaborando soluzioni ingegnose, quasi altrettante filosofie di vita. «Ci sono animali enormi e minuscoli, estremamente forti ed estremamente deboli, audaci e fuggitivi, veloci e lenti, astuti e sciocchi, splendidi e orrendi», ma proprio uscendo dall'isola umana uno scrittore può scoprire una miniera di storie possibili, ricca di metafore, simboli, allegorie. Sino dalla fine degli anni Cinquanta Primo Levi ha dedicato loro racconti, articoli, interviste immaginarie e poesie, in cui ha messo a frutto l'acutezza delle sue osservazioni, e la curiosità di uno sguardo sorridente e pensoso, mai sentimentale o antropomorfo. L'insuperabile analista del «termitaio» del Lager si è rivelato anche un brillante zoologo ed etologo, capace di aprire al lettore orizzonti inconsueti. Nelle sue pagine l'evoluzione diventa il gioco dei possibili. Novello demiurgo, vagheggia una sorta di laboratorio sempre aperto in cui può creare egli stesso animali fantastici (i vilmy, gli atoúla, le nacunu...), perfettamente verosimili e sottilmente inquietanti. Le pagine che Ernesto Ferrero raccoglie e presenta in questo volume sono forse tra le meno note di Primo Levi, ma ne arricchiscono e completano l'immagine, ennesima prova della complessa grandezza dello scrittore. Come ha scritto lo stesso Levi, sottolineando la continuità tra queste invenzioni e i suoi primi libri, «vi si possono trovare satira e poesia, nostalgia del passato e anticipazione dell'avvenire, epica e realtà quotidiana, impostazione scientifica e attrazione dell'assurdo, amore dell'ordine naturale e gusto di sovvertirlo con giochi combinatori, umanesimo ed educata malvagità». Una gradita sorpresa, specie per i piú giovani, che sanno guardare al mondo animale con una sensibilità speciale.

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